
Una delegazione della lista ‘la Sinistra di Livorno’ parteciperà a Roma all’assemblea nazionale convocata dal coordinamento della lista nazionale ‘La Sinistra’ per il 9 giugno al Teatro dei Servi.
Sarà un momento di confronto per capire le ragioni che hanno portato la lista a raccogliere un risultato esiguo alle elezioni europee, ma soprattutto per dimostrare che Livorno, così come tante altre realtà territoriali nel Paese, credono ancora che ci sia bisogno di Sinistra, ora più che mai.
Sarà importante esserci, per pensare collettivamente come ripartire e proprio da Livorno, porteremo la voce di chi non si arrenderà mai all’idea che la Sinistra debba essere dimenticata o riposta in un cassetto perché non ha più nulla da dire o da fare per cambiare il destino di una nazione e dei suoi cittadini.
Comitato promotore ‘La Sinistra Livorno’
Negli ultimi anni abbiamo conosciuto l’Unione Europea come spazio del liberismo, dell’austerity e dei risorgenti egoismi nazionali.
Le lavoratrici e i lavoratori non hanno trovato nel quadro dell’Unione la condizione di un miglioramento della propria condizione di vita, ma hanno piuttosto dovuto subire la pressione del dumping salariale, la spinta alla soppressione dei propri diritti, il mandato al taglio del welfare, a partire da quello pensionistico.
Paesi come la Grecia sono stati ridotti alla povertà, in nome dell’equilibrio finanziario, che altro non è che la tutela degli interessi delle grandi banche internazionali e dei fondi di investimento.
Nulla è stato fatto invece per garantire il rispetto dello stato di diritto in paesi come l’Ungheria di Orban, lasciata libera di avviarsi verso forme di autoritarismo, purché continui a garantire le migliori condizioni di investimento al capitale estero.
Trattati come il TTIP e il CETA sono stati supportati in ogni modo da Bruxelles, nonostante mettano a rischio la nostra salute, i diritti di chi lavora e la sostenibilità della nostra agricoltura.
Non c’è traccia invece di un’azione efficace contro i paradisi fiscali interni, come Olanda, Irlanda o Lussemburgo, che drenano secondo Oxfam oltre 6 miliardi di tasse annue al nostro paese, a tutto vantaggio delle multinazionali.
La stessa questione epocale delle migrazioni è stata gestita in spregio a qualsiasi vincolo di solidarietà, costringendo i migranti a essere prigionieri del paese di ingresso, e i paesi di ingresso a gestire in solitudine l’accoglienza.
Si é tollerato che il Mediterraneo diventasse un cimitero e che barriere di filospinato tornassero a chiudere i confini orientali.
Nè possiamo essere soddisfatti di quanto fatto finora per combattere la vera sfida strategica del nostro tempo, quella contro i mutamenti climatici e per la giustizia ambientale.
Mai come oggi è necessario un green new deal, che impegni tutte le istituzioni comunitarie, a partire da BEI e BCE.
Tutto questo é stato voluto e permesso dalla grande coalizione fra Popolari e Socialisti, custodi di un europeismo di facciata e cinico, e allo stesso tempo dalla finta alternativa delle destre nazionaliste, che puntano ad un illusorio ritorno a Stati nazionali trasformati in caserme.
Noi non possiamo arrenderci a dover scegliere fra liberisti e destra nazionalista: serve un terzo spazio, che riconosca l’Europa come la dimensione minima per riaprire il conflitto contro il capitale, per la giustizia sociale, fiscale e ambientale, nella consapevolezza di dover cambiare l’assetto istituzionale imposto dagli attuali Trattati.
Sinistra Italiana si è impegnata negli ultimi mesi a ricercare la massima confluenza dei soggetti e movimenti civici, ecologisti e di sinistra, per costruire una lista che insistesse proprio in quel terzo spazio.
È stato un lavoro faticoso, troppo spesso sottratto al dibattito pubblico e alla partecipazione diffusa, che avrebbe forse potuto consentire un migliore sviluppo.
Lo abbiamo affrontato partecipando anche al confronto promosso dal sindaco di Napoli De Magistris, fino alla sua scelta di considerarsi non interessato alle elezioni europee.
Avremmo voluto che le famiglie dei Verdi europei e della Sinistra Europea potessero condividere lo stesso progetto elettorale.
Purtroppo non è stato possibile, per la legittima scelta dei Verdi italiani di chiudere ad un incontro con la sinistra.
Abbiamo quindi riscontrato l’interesse degli aderenti italiani alla Sinistra Europea di mettersi a disposizione di un progetto dalle caratteristiche simili a quelle da noi immaginate.
Proponiamo quindi che si parta da qui, con l’ambizione dichiarata e praticata di coinvolgere alla pari da subito soggettività e personalità della sinistra, del civismo e dell’ecologismo, a partire da quelle con cui negli ultimi mesi abbiamo condiviso percorsi di confronto e sintesi politica.
Siamo consapevoli del ritardo con cui arriviamo a questo appuntamento, e quindi della necessità di chiudere in tempi brevi il perimetro della lista, per poi affidarne le fasi successive a percorsi democratici e inclusivi.
Riteniamo che sia indispensabile fin dai primi passi affidarne la direzione politica e organizzativa a un comitato caratterizzato da innovazione e dalla forte connotazione femminista, che riconosca il contributo delle organizzazioni, ma con la volontà di rappresentare una realtà più ampia.
Crediamo infatti che esistano molte persone da coinvolgere in un progetto che parli del diritto di lavorare in condizioni di dignità e sicurezza, di vivere in un ambiente salubre e curato, di avere istruzione e sanità pubbliche di qualità.
Un progetto che recuperi la centralità dei beni comuni contro le rendite e la speculazione, e che abbia il coraggio di dire che i poveri sono tali perché i ricchi hanno troppo, rilanciando la patrimoniale e la lotta all’evasione fiscale.
Un progetto da sviluppare in un’Europa democratica e accogliente, libera dal fiscal compact e con una banca centrale al servizio dei cittadini e non della finanza.
Da oggi siamo tutti ancora più impegnati a mettere in campo una lista all’altezza della sfida.
L’Assemblea Nazionale di Sinistra Italiana approva di partecipare alla costruzione di una lista che coinvolga i partiti aderenti alla Sinistra Europea, movimenti civici ed ecologisti, personalità del campo democratico e progressista delega la Direzione Nazionale ad approvare i nominativi del Partito da inserire nella lista per le elezioni europee
In previsione della programmata Assemblea Nazionale convocata il 27 ottobre 2018 a Roma, l’Assemblea Federale di Sinistra Italiana di Livorno riunitasi in data 25 ottobre 2018, ha analizzato l’attuale situazione politica, sia nazionale, che locale per portare un contributo costruttivo all’assemblea nazionale, al fine di proseguire in modo efficace la nostra azione politica, dal momento che i problemi da affrontare diventeranno a breve contingenza, in vista degli appuntamenti politici legati alle elezioni europee ed amministrative.
L’Assemblea Nazionale di SI nella scorsa primavera aveva approvato, seppur con numerosi dubbi ricavati dalla difficile esperienza vissuta in campagna elettorale sui territori, la proposta del Segretario nazionale di avviare una fase di verifica atta a stabilire se ci fossero le basi concrete per costruire il percorso costituente di Liberi e Uguali. Arriviamo oggi piuttosto tardivamente, dopo un’estate povera di politica ad affrontare un momento decisivo e importante che aprirà il percorso per la campagna elettorale delle europee e delle amministrative, dopo la mancata verifica tanto attesa a luglio.
Come noto nessun processo costituente di LeU è stato mai realmente avviato, e solo ora a distanza di mesi il dispositivo approvato in Direzione Nazionale pare aver riacceso un dibattito spento, reso asfittico dalle indecisioni se non dal silenzio per lunghi mesi di lontananza dal dialogo comune, così indispensabile per mantenere vivo un partito.
Pertanto, sono stati affrontati salienti punti utili alla discussione, che riportiamo in sintesi sperando di contribuire al dibattito:
Assemblea Sinistra Italiana – Federazione di Livorno
Care compagne e cari compagni,
sento la necessità di scrivervi per provare a fare un punto su ciò che sta accadendo in questi giorni interminabili, in cui c’è molta confusione, ma anche e soprattutto qualche elemento di chiarezza che va considerato per il prosieguo del nostro lavoro.
Abbiamo raggiunto un obiettivo importante, il primo, quello che possiamo definire strategico.
Chi come noi ha fatto tutto il percorso di Sinistra Italiana, fino al congresso dello scorso febbraio, sa bene quanto approfondimento e quanti confronti abbiamo fatto, collettivamente, al fine di provare a dare un nuovo assetto e un nuovo orizzonte alla sinistra politica e sociale nel nostro paese.
Più e più volte abbiamo interpretato insieme i profondi mutamenti che hanno scosso il sistema politico italiano: avevamo chiaro già molto tempo fa che l’unica risposta possibile era quella di prendere atto della fine della stagione del centro-sinistra e lavorare per la creazione di una nuova proposta, un altro polo, alternativo non solo alla destra e al M5S, ma anche a quel Partito Democratico che ha seguito la pericolosa china di quasi tutti i partiti socialdemocratici europei e che ha progressivamente abbandonato la sua vocazione storica, per rivolgere le sue attenzioni all’establishment di questo paese.
Le leggi approvate e ancora oggi rivendicate dal Partito Democratico contengono la cifra culturale di un gruppo dirigente che ha preferito continuare a credere alla bella favola della globalizzazione e delle competizione selvaggia, piuttosto che impegnarsi per tutelare chi dalla crisi e dal neoliberismo ha ottenuto solo ulteriori lacrime e sangue. La reazione a questo disastro sembra essere un vento di destra, nel formarsi del senso comune, prima ancora che negli esiti elettorali. Dobbiamo fermarlo, e per riuscirci serve la costruzione di un punto di vista saldo e privo di ambiguità, che riaffermi i valori di solidarietà, eguaglianza, libertà e ambientalismo che più di qualcuno voleva espellere dal dibattito politico e dalla rappresentanza.
Possiamo dire che ci siamo riusciti: le prossime elezioni politiche italiane vedranno la nascita di un polo alternativo, ampio e competitivo con l’offerta politica esistente, tutta concentrata su quella che Berlusconi agli inizi degli anni ’90 chiamò la “rivoluzione liberale”, in tal modo declinando, un po’ alla Milanese, il liberismo selvaggio che ha impoverito il pianeta, aumentato a dismisura le diseguaglianze e concentrato potere e ricchezza nelle mani di pochi.
Siamo arrivati, condividendo il percorso con preziosi compagni di strada incontrati dapprima al teatro Brancaccio e poi in molte piazze e sale disseminate per tante città d’Italia, lì dove quasi nessuno pensava che saremmo arrivati.
Abbiamo seguito le indicazioni dei nostri iscritti e ho personalmente lavorato giorni e giorni, con un mandato chiaro e netto della Direzione Nazionale del Partito.
E siamo arrivati all’obiettivo attraverso un documento, che formula le caratteristiche di base della nuova proposta in campo e facendolo chiarisce soprattutto la direzione di marcia e la meta da raggiungere. Perché l’unica strada possibile per una Sinistra che voglia tornare ad occuparsi del mondo è quella di confrontarsi sul mondo e sulle vita delle persone.
Per dirla chiara e netta, la discussione che dobbiamo fare in questi giorni è sul profilo della proposta; stiamo definendo dove andare e mi pare che il senso del documento che domenica prossima verrà discusso dalla nostra assemblea nazionale sia un ottimo punto di partenza.
Ciò a cui stiamo dando vita genera parecchia agitazione nei palazzi e nei giornali che raccontano la politica, i quali nei prossimi mesi faranno ogni sforzo per costruire ostacoli e dipingerci sotto la peggiore luce possibile: inventeranno retroscena, semineranno dubbi, allargheranno ogni minima frattura. Il PD, per parte sua, già prova a riproporre la solita trappola tutta tattica del “cambio di premiership”, offrendo la testa di Matteo Renzi, in cambio di qualche forma di accordo.
Non è quello il punto. E forse non è chiaro che non è mai stato quello il punto, perché i problemi delle persone che hanno pagato la crisi e continuano a pagarla non si chiamano Matteo Renzi. I problemi si chiamano povertà, disuguaglianze, mancanza di diritti, mancanza di lavoro, di reddito, di opportunità, scarsa qualità del sistema della formazione, tagli alla sanità, tagli alla tutela dell’ambiente e del territorio, e così via.
Tutte scelte politiche con responsabilità ben precise, dal centro-destra al centro-sinistra, ma su cui non è mai stata prodotta alcun tipo di analisi cruda e vera nel Pd.
A noi tocca avanzare proposte alternative, diverse. Dobbiamo dare forza e sostanza a tutto ciò che abbiamo proposto sui territori in questi mesi. Ed è il lavoro su cui dobbiamo concentrarci.
A partire dall’assemblea del 2 dicembre e dalle assemblee provinciali del 25 e 26 novembre in cui la partecipazione sarà libera.
Adesso è il momento di costruire il programma, di decidere chi rappresenterà questo percorso e anche il nome che avrà, che per quanto mi riguarda, deve contenere in sé il senso più profondo del lavoro che dobbiamo fare. Un passo dietro l’altro, perché non vi è nulla di prestabilito e la complessità del mondo che si raccoglie intorno alla proposta di un polo alternativo a quelli esistenti non permette semplificazioni, slogan, strumentalità.
La lunga crisi della sinistra che abbiamo alle spalle ci chiama invece alla responsabilità, alla capacità di guardare oltre noi stessi, alla necessità di costruire mediazioni che permettano di superare gli scogli facendo passi in avanti, senza innescare le logiche di iper-frammentazione e autolesionismo che molto spesso negli ultimi anni hanno agito nel nostro campo.
Nel lavoro delle prossime settimane abbiamo due compiti fondamentali: da un lato, garantire il massimo della radicalità delle proposte politiche che mettiamo in campo, le quali debbono disegnare quel cambiamento vero e duraturo di cui l’Italia ha bisogno; dall’altro, preoccuparci del massimo della apertura e della partecipazione ai processi decisionali che coinvolgeranno tutte e tutti noi, per produrre una proposta politica innovativa nel metodo, nella forma e nei profili che dovranno incarnarla.
A tal proposito, non mi sfuggono alcune criticità.
A partire dalle difficoltà cui sta andando incontro lo spazio che abbiamo chiamato per semplicità “Brancaccio”, strettamente connesse alle difficoltà dei compagni e delle compagne di Rifondazione Comunista.
Io continuerò a fare tutti gli sforzi possibili per tentare di coinvolgere tutti i soggetti in campo, che avevano e continueranno ad avere le informazioni necessarie per partecipare alle discussioni.
A me il punto pare abbastanza semplice: dobbiamo replicare in Italia ciò che abbiamo fatto tutte e tutti insieme in Sicilia e ciò che già si è fatto e si sta facendo per la tornata di elezioni amministrative. Perché questo lavoro è possibile sui territori e viene precluso a livello nazionale?
Non rassegniamoci. Continuiamo tutte e tutti noi a lavorare testardamente per cercare dialogo e apertura, unità e chiarezza, radicalità e umiltà.
Per fare in modo che la nostra proposta politica sia innanzitutto utile, non a noi, non a un pezzo di gruppo dirigente. Utile al giovane disoccupato e a quello che non ha i soldi per continuare a studiare; utile alla vita di quei 12 milioni che non possono più curarsi; utile a chi non ha un tetto sopra la testa ed è costretto a mettersi nelle mani della criminalità, nelle periferie delle nostre città.
Il documento condiviso su cui discutere è un passo decisivo, come un primo passo decisivo e importante è stato il lavoro fatto nelle scorse settimane in Sicilia. E proprio dalla Sicilia arrivano due certezze: la prima è che c’è un grande spazio politico che senza una nostra proposta, avrebbe ingrossato le fila dell’astensione. La seconda, è che abbiamo da fare molta strada, tanto da lavorare e che non ce la si cava con formule magiche. Servono costanza, chiarezza e lavoro di strada. Tanto lavoro di strada. Ed è quello che faremo.
Ci vediamo domenica 19 novembre.
Vi abbraccio
Nicola Fratoianni